“Chi siamo?”, “Cosa è la vita?” “Dove andiamo?” “Da dove veniamo?” domande che spesso ci poniamo. A seconda della nostra cultura e delle nostre credenze ci diamo delle risposte più o meno esaustive.
Potrebbero sembrare domande banali, ma se si cerca di entrare nel profondo rimaniamo tutti spiazzati, perché non riusciamo a darci delle risposte.
Una risposta, però, può essere racchiusa nelle parole “questo preciso momento”.
Se ci chiedessero ora dove sei? Nel passato? Forse no! Nel futuro? Neppure! Sei nel presente? No, nemmeno nel presente, perché non c'è niente che possiamo identificare come presente, non ci sono confini che lo delimitano. Tutto ciò che possiamo rispondere è “sono questo preciso momento”.
Per arrivare a comprendere l'importanza di essere questo preciso momento il primo passo da compiere è imparare ad ascoltare ed imparare a prestare attenzione. Quando sediamo in meditazione la cosa più importante è l'attenzione alla totalità delle cose che accadono ora, in questo preciso momento, che sia noia, dolore, gioia. Il motivo perché nella meditazione e nella vita più in generale non vogliamo fare attenzione è perché non sempre ciò che accade è piacevole, “questo non mi piace e non voglio né vederlo e né sentirlo”.
Abbiamo una mente in grado di pensare e facciamo sogni sul futuro, sulle cose piacevoli che avremo e che faremo. Tutto ciò che accade nel presente lo passiamo a questo filtro “non mi piace, non voglio sentirlo, preferisco dimenticarlo e sognare quanto accadrà di bello”. La mente è in continuo lavoro nel tentativo di creare una vita piacevole, sicura e felice. Facendo così non vediamo il qui e ora, questo preciso momento, perché troppo impegnati a “filtrare” la vita. Ma ciò che accade è molto diverso da ciò che pensiamo.
Ciò che dobbiamo sviluppare nella meditazione è la capacità di stare intensamente nel qui e ora, dobbiamo essere capaci di dirci “questa volta non scappo!”. Durante la meditazione, momento per momento, siamo chiamati a decidere tra il mondo meraviglioso dentro la nostra testa e la realtà. Questa realtà è, spesso, stanchezza, noia e male alle gambe. Ciò che impariamo nello stare seduti con il disagio è di fondamentale importanza in quanto il dolore ci costringe a stare con lui, non possiamo scappare, non ci sono altri posti in cui andare.
La meditazione insegna a vivere con più agio, vivere con agio significa non passare la vita a sognare, ma stare con ciò che è qui e ora, qualunque cosa sia. Buono, cattivo, bello, brutto non fa differenza. Compito non facile. Esige coraggio, ci vuole molto fegato e forse non tutti sono disposti ad impegnarsi.
“Sedendoci”, non aspettiamoci di trovare la nostra nobiltà interiore, abbandoniamo anche per pochi minuti il vortice della mente e sediamo con quello che c'è. Sedendo vediamo cosa siamo, i nostri sforzi per fare bella figura, per primeggiare oppure vedremo la nostra rabbia, ansia, la nostra alterigia.
Se praticheremo duro per un certo periodo di tempo, un giorno avremo un piccolo barlume di luce, ma ciò non basta, perché una vita illuminata vuol dire “vedere” attimo dopo attimo, ci vorranno anni di lavoro per trasformarci e metterci in grado di farlo. La trasformazione, però, non avviene attraverso il pensiero, né con ciò che possiamo immaginare con la nostra testa , avviene attraverso ciò che facciamo, cioè abbandonando il mondo dei sogni egoistici per la realtà che davvero siamo.
Ma davvero c'è qualcuno che pensa scioccamente di diventare “illuminato” in 15 giorni?
Namastè