Benvenuto!

La Scuola di Yoga “Sùrya” nasce nel novembre del 2003 per iniziativa del suo fondatore Ottaviano Fuoco, studioso di cultura indiana ed insegnante di Yoga, come Associazione Sportivo Culturale US ACLI, riconosciuta dal CONI.
La scuola è un centro dove è possibile praticare lo HathaYoga e non solo, possiede una biblioteca ed una Sala da thè. Organizza seminari di Shodo e di Nada Yoga, incontri di studio, concerti, conferenze, approfondimenti sulle discipline orientali.

venerdì 27 maggio 2011

Sui Maestri

...amava la precisione in qualsiasi lavoro facesse: si trattasse di cucinare o di spaccare la legna, cantare inni vedici o suonare la vina. Rispetto alla precisione non tollerava compromessi o negligenze, altrettanto pretendeva da noi allievi. I suoi umori ed i suoi modi erano molto rudi e difficili da comprendere, e spesso imprevedibili, perciò eravamo sempre all'erta quando era presente... (B.K.S. Iyengar descrive il suo Guru, Sri Krishnamacharya).
...gli insegnamenti del maestro venivano esposti in un linguaggio tutto suo, usava un linguaggio di un vigore e di una crudezza estrema, tanto da aver creato non poche difficoltà per la sua interpretazione. Il tutto era reso ancora più difficile dal carattere aspro del maestro, senza alcun sviluppo discorsivo, era un pensiero rivolto contro il discorsivo che bisognava decifrare ed intuire istante dopo istante. Nemico dichiarato di tutti i verbalismi, ricorreva sovente al grido, ai gesti, ai colpi di bastone, discendendo bruscamente dalla sedia e uscendo dalla sala con la rapidità del vento! (descrizione del maestro Zen Lin-Chi, 850a.C. circa).
...i due monaci servitori dovevano nel tempo, sviluppare in modo particolare i propri sensi ed essere attenti a qualunque minimo accenno del maestro, il quale non diceva mai chiaramente e direttamente cosa si aspettava da noi discepoli. Per cui capitava che all'improvviso decidesse di fare le calligrafie e noi dovevamo essere già pronti con l'inchiostro in misura abbondante. L'inchiostro che usava il maestro non era quello già pronto, che si compra nelle bottigliette, ma doveva essere preparato strofinando per ore dei blocchetti di inchiostro solido in una vaschetta d'ardesia con acqua, e la densità doveva essere giusta, sennò il maestro ci avrebba "chiesto" che tipi di monaci zen eravamo...( il maestro Engaku Taino descive il suo Roshi Yamada Mumon).
...Coloro che nell'antichità erano buono Maestri erano elusivi, sottili, profondi e penetranti. Tanto profondi che non possiamo capirli, possiamo solo sforzarci di descrivere il loro portamento. (dal Tao-Teh-Ching, Lao-Tsu).
Namastè

giovedì 26 maggio 2011

Attenti a mangiare i frutti delle azioni!

Il dodicesimo capitolo del dodicesimo canto della Bhagavad-gìtà recita: "Se non puoi agire assorbito nella piena coscienza di Dio, sforzati allora di rinunciare ai frutti delle tue azioni e diventa consapevole della tua natura spirituale. Ma se non riesci neppure a seguire questa via, coltiva allora la conoscenza. Superiore alla conoscenza, tuttavia è la meditazione, e superiore alla meditazione è la rinuncia ai frutti dell'azione, perchè con questa rinuncia si può ottenere la pace della mente.
Colui che non è invidioso di nessuno, ma si comporta con tutti come un amico benevolo, che non si considera proprietario di niente, che è libero dal falso ego, che rimane equanime nella gioia come ne dolore, che è pronto al perdono ed è sempre soddisfatto, che si impegna nel servizio devozionale con determinazione e che ha la mente e l'intelligenza in accordo con Dio, è molto caro a Dio!"
Namastè 

martedì 24 maggio 2011

Le Nàdi

Nel nostro corpo l'energia non naviga a caso, segue circuiti ben definiti, è canalizzata e guidata.
Come non è bene confondere i condotti (fili elettrici) con la stessa elettricità, così occorre non identificare le energie circolanti nel nostro corpo con i conduttori; non bisogna quindi confondere il "pràna" con i suoi condotti le "nàdi".
Cosa sono questi condotti? Secondo l'anatomia yogica, il nostro corpo è solcato da una rete complessa di 72.000 nàdi, in sanscito letteralmente "tubi", in cui circola l'energia.
Alcuni autori identificano le nàdi con i nostri nervi fisici, mentre altri affermano che questi condotti sono essi stessi esclusivamente sottili, cioè non visibili dai nostri sensi, ma pur sempre materiali.
I difensori della teoria "nàdi=nervi" fanno osservare che gli antichi trattati classici di Rishi descrivono le nàdi come tubi composti da tre strati. Lo strato interno si chiama "sirà", quello intermedio "damàni", quello esterno "nàdi". Questo nome serve anche a designare l'organo nella sua totalità.
Gli yogi affermano che, nell'uomo ordinario, un gran numero di questi condotti non sono permeabili alle energie pràniche e che, di conseguenza, l'energia circola male nell'organismo. Poichè il pràna è il motore essenziale di tutta la nostra vita fisica e mentale, questa situazione porta con sè vari squilibri psicofisici.
Uno degli obiettivi iniziali dello yoga è quello di garantire la libera circolazione delle energia pràniche a tutti i livelli. Questa è la ragione per cui i Rishi hanno proclamato la necessità di un nutrimento appropriato, di àsana (posizioni) che tengono aperto un numero massimale di nàdi, di una vita sana e semplice, possibilmente all'aria aperta, ogni volta che le circostanze lo permettono.
La pratica dello yoga, permette all'Occidente di conservare la permeabilità di una sufficiente quantità di nàdi, assicura un metabolismo energetico corretto e sufficiente ai bisogni ordinari.
Comunque per arrivare allo stato di salute dinamica sul piano mentale, così come su quello fisico, è indispensabile il prànayàma (tecniche respiratorie).
La prima condizione da assolvere, quindi, sta nell'assicurarsi che la rete di distribuzione sia in grado di adempiere alla sua funzione.
Namastè

lunedì 23 maggio 2011

Dove sei?

Martin Buber (studioso della tradizione Chassidica) nel suo libretto "Il Cammino dell'Uomo", che raccoglie dei racconti tratti da una delle sue conferenze che tenne al congresso di Woodbrook in Olanda nel 1947, cerca di rispondere ad una domanda: "Che cos'è l'uomo?". Piuttosto ardua la domanda... improbabile una risposta, per cui Buber apre la sua riflessione con la domanda rivolta da Dio ad Adamo che si era nascosto: "Uomo dove sei?" (Gen.3,9), svelando che quella domanda è posta ad ogni uomo, in ogni tempo ed in ogni luogo, all'uomo che nascondendosi a Dio, si nasconde a se stesso. L'uomo per la sua crescita e per raggiungere l'autenticità deve innanzitutto tornare a se stesso, risalire alla sua fonte.
L'uomo deve fare della sua vita un cammino, rispondendo alla domanda:"Dove sei?" ...cioè "dove ti trovi in questo momento... a che punto sei sulla Via?" ...senza provare a nascondersi.
Da questa prima tappa essenziale occorre prendere coscienza che sta davanti all'uomo una Via particolare, sua propria: nessun tentativo di imitazione di ciò che è stato percorso, sarebbe una sterile ripetizione e senza nessuna pretesa che la propria Via escluda ad altri la loro. Non esiste una Via unica, occorre invece scegliere la propria e scegliere significa anche rinunciare.
Un giorno finiremo per chiederci: "Perchè non sei stato te stesso?"
Namastè

sabato 21 maggio 2011

...lavare i piatti!

...ci sono due modi di lavare i piatti. Il primo è lavare i piatti per avere i piatti puliti, il secondo è lavare i piatti per lavare i piatti...se mentre laviamo i piatti pensiamo solo alla tazza di tè che ci aspetta e ci affrettiamo a toglierli di mezzo come se fossero una seccatura, non stiamo “lavando i piatti per lavare i piatti”. Direi di più, in quel momento non siamo vivi. Questo perché, mentre siamo davanti al lavandino, siamo assolutamente incapaci di accorgerci del miracolo della vita. Se non sappiamo i lavare i piatti, è probabile che non riusciremo nemmeno a bere la nostra tazza di tè....Così ci facciamo risucchiare dal futuro, incapaci di vivere veramente un solo minuto della nostra vita. (da “Il miracolo della presenza mentale” - Thich Nhat Hanh) 
La pratica dello Yoga tende ad insegnare, attraverso lo studio di se ed attraverso l'attenzione al respiro, ad essere presenti in qualsiasi cosa si è impegnati. Allo stesso modo l'arte dello Shodo insegna ad essere presenti, da quando sciogliamo la barretta di inchiostro a quando il nostro essere si muove all'unisono con il pennello sulla carta. Tutto ciò per gustare appieno ogni attimo della nostra vita.
Al martedì ed al sabato, presso la Scuola, è possibile praticare gratuitamente l'arte dello Shodo “un viaggio alla ricerca della comprensione della vita”.
Namastè

venerdì 20 maggio 2011

Scava dove Stai

Mi capita spesso di rileggere alcuni brani di libri già letti in passato. Gustarsi i racconti della tradizione chassidica è sempre bello. Meister Eckhart, nel libro "Il Cammino dell'Uomo" curato da Martin Buber, racconta del figlio di un Rabbi che cerca affannosamente un tesoro in una città lontana a molti chilometri di distanza da casa sua... finchè alla fine, dopo anni di ricerca, si accorge che il tesoro è sepolto sotto la propria casa.
E' "curioso" scoprire che il termine grab in tedesco significa anche incidere oltre che scavare: "Grab' wo du stehst", letteralmente "scava dove stai". La frase allude al luogo in cui cercare il tesoro della saggezza e al modo in cui trovarlo. "Grab" imperativo, inoltre, suona allo stesso modo di "Grab" sostantivo, che significa "tomba", per cui la frase "Scava dove stai" comunica un'altra sfumatura: "Sia la tua tomba dove stai", come  a dire "seppellisci il tuo ego".
Nella tradizione yogica bruciare l'ego attraverso il TAPAS (il fuoco interiore), la forza interiore che arde solo se ci si dedica alla pratica del Respiro, è una delle azioni fondamentali per l'evoluzione della propria coscienza...per vivere un'esistenza autentica, passando dall'"apparire" all'"essere".
Namastè

mercoledì 18 maggio 2011

Il Pranendriya

La scienza dello Yoga afferma l'esistenza di flussi di energia che operano all'interno del corpo.
Il Pranendriya è un organo psichico che analizza le percezioni, interne ed esterne, ricevute dagli organi di senso e le trasmette al cervello.
Esso svolge un ruolo vitale...la sua attività è pulsante, contrattiva ed espansiva. Le onde del Pranendriya fluiscono in modo vibrante, vi è un accordo di movimenti alternati e di pause nei suoi flussi. E' durante lo stato di pausa e di potenzialità che il Citta (il cervello) è in grado di ricevere i Tanmatra (stimoli, informazioni sensoriali) e assumere la forma delle strutture da essi rappresentate. Fintanto che il cervello non assume la forma delle informazioni entranti, nessuna percezione esatta è possibile, poichè la Mente può lavorare solo quando il cervello assume una forma.
Spesso è possibile che di fronte ad un "oggetto" (materia o forma pensiero o sensazione o fatto) nonostante tutti i nervi afferenti siano perfettamente funzionanti, potrebbe non esserci una giusta percezione della realtà se il cervello non riceve le giuste informazioni. Se si mangia qualcosa mentre si corre, non si è capaci in realtà di gustare completamente il sapore. Il cervello non è capace di tradurre esattamente le informazioni ricevute, se si compiono azioni e pensieri diversi contemporaneamente.
Il Pranendriya ha la capacità di permettere a tutti i nervi di vibrare correttamente nel loro flusso. Tutto ciò indica che, se il Pranendriya è nello stadio espansivo, ogni nervo assieme al cervello stesso, si trovano in una fase di flusso espansivo, in questo stadio, il Pranendriya fa si che il cervello e i nervi vibrino in moto simpatetico tra loro e ostacolino così il movimento delle informazioni entrate. In tale situazione, pertanto, vi ssarà grande difficoltà di percezione o addirittura nessuna percezione esatta.
Se, però, il Pranendriya riceve le informazioni in uno stato di pausa e in una posizione di controllo, tutta la struttura psico-fisica si calma, consentendo la corretta percezione di tutte le informazioni.
Il Pranendriya è collegato direttamente al flusso del respiro , se il respiro è agitato il prana sarà agitato, così come il Pranendriya e le informazioni arriveranno distrorte al cervello. Se invece il Respiro è tranquillo, la mente sarà più tranquilla e chiara.
Questa conoscenza è alla base della pratica corretta dello yoga, attraverso la quale si studia profondamente il RESPIRO.
Namastè  

lunedì 16 maggio 2011

Intraprendere una Via


La calligrafia giapponese oltre ad essere una nobile arte è anche una Via per la conoscenza di se stessi, della propria “Natura della Mente”...naturalmente l'approccio è molto difficile, come in ogni tradizione, se ci si accosta con gli occhi della razionalità, o peggio ancora, con gli occhi della pigrizia.
Il nostro moderno stile di vita, purtroppo, spezza quotidianamente quella curiosità tipica di chi ha ancora un “cuore da bambino”, quella gioia di scoprire nuovi orizzonti che aprono finestre sulla conoscenza.
Comprendo bene che non tutti possono essere interessati o attratti dall'antica Arte del pennello che danza con l'inchiostro, anche se è bene sapere che non è necessario essere dei provetti artisti per intraprendere una Via...però perdere l'occasione di stringere la mano ad uno dei migliori maestri di calligrafia del mondo e scambiare con lui due parole è proprio un peccato!
Nei giorni 25 e 26 giugno, infatti, per il seminario di calligrafia giapponese, ci onorerà della sua presenza Norio Nagayama Sensei.
Presso la Scuola di Yoga Surya, inoltre, ogni martedi dalle 18:00 alle 20:00 e sabato dalle 09:00 alle 12:00 è possibile praticare l'antica arte dello Shodo. I corsi sono gratuiti e sono rivolti anche a chi si accosta per la prima volta a questa disciplina.
Namastè

sabato 14 maggio 2011

...guerre stellari!!!

Ieri il blog è andato in tilt a causa di problemi a Blogger...oggi la "forza" sembra ristabilita...

- Non la tireremo più fuori!
- COSI' SICURO SEI TU, SEMPRE PER TE NON PUO' ESSERE FATTO, TU NON SENTI CIO' CHE DICO!
- Maestro, spostare delle pietre è una cosa, questo è del tutto diverso!
- NO, NON DIVERSO, SOLO DIVERSO IN TUA MENTE...DEVI DISIMPARARE CIO' CHE HAI IMPARATO!
- D'accordo...ci proverò!
- NO, NON C'E' PROVARE: FARE O NON FARE, NON C'E' PROVARE!

In ogni istante dovremmo ricordare ciò che il Maestro Yoda insegna!!
Namastè

giovedì 12 maggio 2011

Shodo


“Shodo significa ricercare e comprendere la vita, attraverso la pratica della calligrafia” (Norio Nagayama)
Lo Shodo è l’arte di scrivere con pennello e inchiostro di china sulla carta di riso.
La parola Shodo viene comunemente tradotta dal Giapponese come Arte della calligrafia. Stando alla sua composizione ideogrammatica, contempla i caratteri Sho, (scrittura, scrivere) e Do, (percorso, cammino, via, legge universale).
Presso la Scuola di Yoga Surya ogni martedi dalle 18:00 alle 20:00 e sabato dalle 09:00 alle 12:00 è possibile praticare l'antica arte dello Shodo. I corsi sono gratuiti e sono rivolti anche a chi si accosta per la prima volta a questa disciplina.
Giorno 25-26 giugno 2011 presso la Scuola di Yoga Surya "Seminario di Shodo" per principianti ed esperti con il Maestro Norio Nagayama. http://www.suryacs.it/default.asp?menu=newsdett&ID=587
Namastè

mercoledì 11 maggio 2011

Che cos'è il tempo?


Il saggio vede il tempo come una semplice successione di eventi. La formula di Takuan , monaco zen (1573 - 1645), è di vivere nel presente al massimo, senza essere in alcun modo ostacolati dal passato che sfugge. 

Il monaco zen Dogen (1200 - 1253) dichiarò: "Che cosa ne è dell'esistenza e del tempo? Il tempo non è altro che l'esistenza, e tutta l'esistenza non è altro che il tempo".

C'è un'enorme differenza tra questa concezione del tempo e quella alla quale siamo assoggettati nella via civilizzata e cioè, quella di un "tempo" che esiste al di fuori di noi, indipendentemente da noi, oggettivo, indicativo, costrittivo.

Il tempo di Dogen è il tempo che noi stessi creiamo, il tempo in cui viviamo, l'eterno presente.

Il mattino non è il pomeriggio, ieri non è oggi. Una mela non è un'altra mela, Mario non è Giovanni, in altri termini, quello che percepiamo non sono aspetti successivi del tempo. Tutte le esistenze sono proiezioni di noi stessi, noi siamo il tempo ed il tempo è noi.

Il tempo che viviamo è completamente diverso dal tempo che la vita sociale ci impone. Assorbiti dal "tempo sociale" bisogna contemplarlo come si fa con un paesaggio.

Nella vita sociale siamo chiamati a vivere nel passato e nell'avvenire: il primo con la sua accumulazione di esperienza che formano la conoscenza e il secondo, con i tanti progetti da realizzare. Non sappiamo vivere nel presente perchè esso è inafferrabile, appena si dice "ecco ora!!!", è già sparito nel passato.

Pur vivendo in ogni istante il presente, siamo incapaci di coglierlo. Siamo incapaci di vivere pienamente e con serenità. Per cui praticare lo yoga, cioè quella "condizione di perfetta, serena e naturale unione con il tutto" può avere un aspetto interessante...ma è pur sempre un paradosso!

Vi consiglio di vedere il link allegato dura qualche secondo...ma è molto significativo!
Namastè

...il presente è un dono....
http://www.youtube.com/watch?v=hda9M47DD_o

martedì 10 maggio 2011

Lo Yoga è più di una ginnastica!


La maggior parte delle persone iniziano a praticare yoga per certi profitti materiali, come poter guarire da piccoli disturbi o per liberarsi dall'ansia e dalla depressione, o per cercare ancora una sensazione di benessere fisico e mentale. Un principiante non sa neppure cosa sia il benessere psico-fisico, eppure si aspetta di trovarlo e per questo sceglie di praticare lo yoga.
I bambini, invece, che sono puri, vivono constantemente una "condizione yoga" cioè di unità e pienezza di vita...e non si stancano. Per loro la vita stessa è fonte di gioia, non vivono per trarre gioia dalla vita, ma ugualmente la ottengono.
Crescendo le esigenze dell'uomo sul piano del corpo, della mente, delle emozioni e della vita intera cambiano continuamente e continuamente l'uomo è costretto a soddisferle. Il corpo dice una cosa , la mente un'altra, le emozioni un'altra, l'intelletto un'altra ancora. Queste divergenze sono comuni a tutti, e disturbano l'armonia della forza vitale, quella che normalmente chiamano salute. Questa forza vitale è influenzata dalle azioni e reazioni fisiche, emotive ed intellettive che avvengono dentro di noi ed in risposta al mondo esterno. Non è così facile rimanere in uno stato equilibrato...ma la pratica seria dello yoga ripristina senza dubbio lo stato ritmico naturale del corpo, della mente e dell'intelletto.
La forza vitale ha bisogno di essere educata. Un pezzo di ferro si arruginisce se non viene usato, allo stesso modo il nostro corpo fisiologico, emotivo ed intellettivo si arruginisce perchè la forza vitale non si muove.
La salute è dinamica, la salute è una forza vivente, non è statica, la salute è in movimento...se il movimento è armonioso e vibrante, allora semplicemente la vita si muove e la salute si muove a sua volta con la forza vitale che le viene aggiunta. Per questo la salute non può essere identificata solo allo stato di "assenza di salute", la salute non è solo "psicosomatica".
La forza vitale è la creazione di Dio...non ha mente, nè corpo... si muove ed è per questo motivo che è vibrante. Bisogna, quindi, continuare a lavorare in modo da non arruginirci nel nostro modo di pensare ed agire, dobbiamo canalizzare la nostra energia, la malattia si insinua quando l'energia non si muove.
La pratica dello yoga ci insegna ad utilizzare questa energia attraverso il potere dell'intelletto.
Namastè  

lunedì 9 maggio 2011

Tantra

Nella nostra società moderna la confusione regna ormai incontrastata. L'uso cattivo dei mass-media ha generato una falsa cultura e molti, anche senza avere una reale conoscenza riguardo ad altre culture, filosofie e dottrine, ne parlano superficialmente, ovviemente in maniera del tutto errata.
Vorrei chiarie i cosiddetti "misteri del TANTRA": in occidente il Tantra è stato superficialmente definito come lo "Yoga del sesso". L'etimologia della parola deriva da TAN (Coscienza) e TRA (Espandere)... il Tantra è tra le dottrine e le pratiche che appartengono alla tradizione Yogica più antica e sacra, il cui scopo è quello di cercare l'unione del proprio cuore con il cuore di Dio.
In realtà, nella sua accezione più profonda, esso ci insegna come rendere Sacra la Vita,   come non rinnegarla nè reprimerla. Ogni manifestazione vitale viene adorata e resa spirituale ed il sesso è anch'esso manifestazione ed origine della Vita e pertanto, viene altamente valorizzato, senza farne un abuso o una mercificazione umanamente degradante, come purtroppo ne fa sempre più spesso l'occidentale medio.
In ogni essere umano l'energia sessuale e il desiderio sessuale sono forze potenti che, se adeguatamente canalizzate, possono portare a sviluppare forme più profonde di soddisfazione, nonchè l'espansione della propria consapevolezza, della propria essenza e della propria coscienza.
Namastè 

venerdì 6 maggio 2011

Come bambini

"...se non diventerete come bambini non entrerete nel Regno dei Cieli" (Matteo 18,3)
Come Gesù, anche gli antichi maestri taoisti osservavano che per percorrere la Via dell'illuminazione, bisognava avviarsi con il "cuore di cielo puro", proprio come quello di un bambino.
Un bimbo si meraviglia dell'esistenza delle cose e prova stupore davanti ad ogni tramonto. Egli è capace di "prestazioni" che un adulto non saprebbe effettuare: per esempio saprebbe piangere per un giorno intero senza diventare rauco. Questo perchè non ha ancora smarrito la spontaneità ed è assai vicino all'origine dell'universo, il Tao inafferrabile, ineffabile, inaccessibile agli intellettuali.
Da qui il monito dei maestri a recuperare mentalmente la condizione della fanciullezza, in cui non si è condizionati da ideali culturali e dalla frenetica ricerca del successo.
Giocando il bambino manipola il mondo, eppure non lo ferisce, non altera l'equilibrio delle cose, anzi lo lascia così com'è.
Il lattante che sorride per un nonnulla, lo sciocco che vaga nel mondo senza una meta, il contandino che contempla l'avvicendarsi delle stagioni senza porsi domande. Sono queste le "persone zen": quelle in stretto contatto con la naturalezza, sempre se stessi, le loro menti sono come tazze svuotate... vi si può versare qualsiasi liquido senza rischiare che trabocchi.
Namastè 

giovedì 5 maggio 2011

Sullo Shodo

Mi insegnò prima di tutto a sciogliere il mio bastoncino d'inchiostro nella pietra ed a trarre profitto da quel rituale, da quel gesto ripetitivo che prepara l'artista all'atto di dipingere. Una maniera di lasciare il mondo degli uomini e di fare il vuoto dentro di sé. Mi insegno anche a caricare il pennello d'inchiostro, poiché nel suo mantello di crine si trova una riserva interiore che bisogna imparare a padroneggiare in verticale.
Si tratta di prendere coscienza della pesantezza e della gravitazione universale, mentre il pennello diventa un autentico pendolo, un legame tra l'universo ed il centro della terra”. (“Passeggera del Silenzio” di Fabienne Verdier” )
Lo Shodo è l’arte di scrivere con pennello e inchiostro di china sulla carta di riso.
La parola Shodo viene comunemente tradotta dal Giapponese come Arte della calligrafia. Stando alla sua composizione ideogrammatica, contempla i caratteri Sho, (scrittura, scrivere) e Do, (percorso, cammino, via, legge universale). Stando alla definizione data dallo stesso Maestro Nagayama, è possibile dunque affermare che “Shodo significa ricercare e comprendere la vita, attraverso la pratica della calligrafia” (dal libro “Shodo, lo stile libero”, Casadei edizioni).
L’arte dello Shodo richiede, innanzitutto, padronanza del tratto, immediatezza del gesto, continuità del ritmo, controllo della forza impressa al pennello. E’ un’arte che non tollera ritocchi o correzioni. Ogni tratto e ogni carattere, oltre che essere espressione di un certo livello di padronanza tecnica, rappresentano la forza dell’artista, nella duplice accezione di “energia” e di “comprensione di sé”.  Tutte queste caratteristiche evidenziano in maniera molto chiara il rapporto profondo, ma sarebbe meglio dire essenziale, che lega questa pratica ai principi comuni di tutte le Arti Tradizionali dell’Estremo Oriente. Lo studio della calligrafia è inoltre intimamente legato alla pittura, ne è anzi il fondamento: un buon pittore in Oriente è infatti, prima di tutto, un buon calligrafo.
Gesti puri, decisi... e la belezza della realizzazione istantanea balza subito evidente. Un respiro e un tratto... un tratto ed un respiro... e così via, fino al centro del proprio cuore.
Namasté
Nei giorni 25-26 giugno 2011 presso la Scuola di Yoga Surya seminario teorico-pratico di Shodo per principianti. http://www.suryacs.it/default.asp?menu=newsdett&ID=587

mercoledì 4 maggio 2011

Sull'Amore

Passione può avere con tutti” , mi disse il saggio Gan, …“ma Amore è diversa: costruire insieme, essere simili, saporire insieme, volere molto bene”.
Riflettevo: metti che un contadino, durante un viaggio, vede uno splendido albero di ciliegio che lo fa emozionare ed innamorare. Tornato a casa, nella sua campagna, pianta un seme di ciliegio: cura il terreno, lo innaffia per sette anni e con pazienza aspetta; lo vede crescere, gode, soffre, sorride durante la crescita. Giunto alla fioritura lo annusa, gli vuole bene, non desidera altri alberi, lo guarda...ma l'emozione, che ha avuto quando ha visto l'albero anni fa, non è la stessa...ciò che “sente” non è così coinvolgente come immaginava o come vorrebbe che fosse. Allora abbandona la cura di quel ciliegio a cui si è dedicato per tanti anni... e va in cerca di ciò che lo può ancora emozionare.
Non credete che, probabilmente, il contadino ha ancora della sabbia sugli occhi e non ha “meditato” abbastanza con il suo “ciliegio”?

martedì 3 maggio 2011

Sulla Meditazione

La Via è fondamentalmente perfetta, assoluta, include tutto, permea ogni cosa.
Come potrebbe dipendere da una pratica o da una realizzazione? Il Dharma (La Legge Cosmica, l'Ordine Universale che sostiene e governa tutti gli esseri) è libero, privo di ostacoli. Perchè l'uomo deve compiere lo sforzo della concentrazione? In verità il grande corpo dell'uomo è al di là della polvere di questo mondo. Se è così perchè mai pensare che ci sia bisogno di un mezzo per toglierla? Esso non è mai lontano , non è mai separato da nessuno e da nessuna cosa. E' sempre là dove esattamente siamo. A che serve girare a vuoto di qua e di là se vogliamo praticare? (Maestro Dogen,1200)
La consapevolezza è essere coscienti nel momento presente. Per descrivere tale stato, intuitivamente si può capire che: quando si sorride si diventa sorriso, quando si corre non c'è distinzione tra chi corre e la corsa, se si ama si è amore.
Consapevolezza significa essere presenti a se stessi e alle proprie azioni, nel momento stesso in cui si compiono, senza separazione dalla realtà, da ciò che è.
Esistono diverse “tecniche di meditazione”, ma il risultato è lo stesso, cioè quello di entrare in uno stato “meditativo”. Tale tecniche permettono di realizzare una distensione ben più profonda del sonno, ma in una condizione di ineccepibile veglia! Meditare equivale ad essere consapevoli di qualunque cosa si stia facendo (o non facendo), in quel determinato istante, senza girare in modo automatico, con disattenzione o peggio ancora con svogliatezza.
Il “segreto”, semmai possa definirsi tale, è tutto qui: essere e diventare consapevoli dei propri atti, senza tensioni, aspettative, naturalmente. Il senso del presente, del qui e ora, conduce ad un rilassamento interiore, che consente di percepire la vita per ciò che è.
Meditazione in sanscrito è Dhyana, uno degli otto rami dell'Hata Yoga, per cui è parte integrante della prativa yoga. Lo Yoga e la sua “conoscenza” nasce con l'uomo, che faceva della Meditazione il punto centrale della propria vita.
Namastè

Presso la Scuola Yoga Surya
Meditazione ogni martedì alle 20.00  - Via Bari 106 - Rende (CS) 

lunedì 2 maggio 2011

Lo Yoga

È una scienza pratica sviluppatasi nel corso di migliaia di anni che si occupa del benessere fisico, mentale e spirituale dell’uomo. La parola Yoga deriva dalla radice sanscrita yug che significa unire, dirigere, legare, soggiogare, concentrare l’attenzione, usare ed applicare, unione o comunione con Dio.