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La Scuola di Yoga “Sùrya” nasce nel novembre del 2003 per iniziativa del suo fondatore Ottaviano Fuoco, studioso di cultura indiana ed insegnante di Yoga, come Associazione Sportivo Culturale US ACLI, riconosciuta dal CONI.
La scuola è un centro dove è possibile praticare lo HathaYoga e non solo, possiede una biblioteca ed una Sala da thè. Organizza seminari di Shodo e di Nada Yoga, incontri di studio, concerti, conferenze, approfondimenti sulle discipline orientali.

martedì 2 settembre 2014

Da dove comincio?


"La vita si situa nel presente.
Il nostro rapporto col passato e con l'avvenire è di altra natura"
   Patanjali

Nel corso dei secoli alla parola Yoga sono state date diverse interpretazioni: “unire”, ”collegare”, "legare assieme i fili della mente". Altri significati sono stati “ottenere ciò che prima era inottenibile”, oppure “investire tutta l'attenzione all'attività di cui ci stiamo occupando”.


Lo Yoga, in definitiva, vuole creare una condizione in cui siamo sempre presenti, in ogni momento ed in ogni nostra azione. 
Il vantaggio di “praticare” l'attenzione è quello che ogni azione viene fatta al meglio, e che nello stesso tempo siamo consapevoli di quello che stiamo facendo.

Ma da dove si comincia a praticare lo Yoga? Dal fisico? Dal respiro? Dalla teoria?


Iniziamo da come siamo e da dove ci troviamo e quello che deve accadere accadrà. Più progrediamo e più diventiamo consapevoli della natura del nostro essere, capiamo di essere corpo, mente, respiro ed altro ancora.

"La vostra visione apparirà più chiara solo quando guarderete nel vostro cuore.
Chi guarda l’esterno sogna:chi guarda all’interno si sveglia"
                                                            Karl Gustav Jung


Gli Yoga Sutra di Patanjali definiscono lo Yoga come la capacità di dirigere la mente senza distrazioni ed in modo continuo. Nessuno può negare che una capacità del genere sia comoda a chiunque.

Un concetto fondamentale espresso anche negli Yoga Sutra è quello di capire in che modo creiamo i nostri problemi, questo è il primo passo per capire come liberarcene. 

Il velo di Avidyà

Il medesimo testo definisce Avidyà come “errata comprensione”, una falsa percezione o fraintendimento. Questa possiamo intenderla come il risultato dell'accumulo delle nostre azioni inconsce, i giudizi e le azioni che abbiamo prodotto meccanicamente per anni. Per effetto di queste risposte inconsce la mente diventa sempre più dipendente dalle abitudini e finiamo con il considerare la nostra reazione di ieri come la norma di oggi.

Se non vediamo con chiarezza una situazione agiremo confusamente, se al contrario ne abbiamo una comprensione chiara, agiremo al meglio e con risultati positivi.

Il fine dello Yoga è quello di assottigliare il velo di avidya per agire nel modo giusto.

Namastè

 
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ok, più o meno ho capito. Ma come faccio ad eliminare questa "errata comprensione?
Ciao grazie

Scuola di Yoga Surya ha detto...

Solo la consapevolezza delle tue azioni può determinare una visione corretta. Consapevolezza significa essere presente nell'azione che stai compiendo o nel pensiero che stai pensando.