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La Scuola di Yoga “Sùrya” nasce nel novembre del 2003 per iniziativa del suo fondatore Ottaviano Fuoco, studioso di cultura indiana ed insegnante di Yoga, come Associazione Sportivo Culturale US ACLI, riconosciuta dal CONI.
La scuola è un centro dove è possibile praticare lo HathaYoga e non solo, possiede una biblioteca ed una Sala da thè. Organizza seminari di Shodo e di Nada Yoga, incontri di studio, concerti, conferenze, approfondimenti sulle discipline orientali.

sabato 3 settembre 2011

L'Impermanenza


La rinuncia non consiste nel lasciare le cose di questo mondo, ma nell'accettare che se ne vadano” Suzuki Roshi
La rinuncia è la condizione di non attaccamento, l'accettazione del fatto che le cose se ne vanno. La distruzione è necessaria. Senza distruzione non può prodursi la nuova vita. Dobbiamo vivere e morire. Questo processo è perfezione, “l'impermanenza” è di fatto un altro nome per perfezione.
Il cambiamento non è sempre quello che auspichiamo, il nostro impulso ci spinge a cercare un modo per durare per sempre nel nostro eterno fulgore. Benché ridicola la nostra speranza è questa. La resistenza al cambiamento stride con la perfezione della vita, cioè con la sua impermanenza.
Così nasce un eterno conflitto perché l'ultima cosa che vogliamo è la nostra impermanenza. Rifiutiamo di vedere la vita, la nostra attenzione è altrove precisamente sul campo di battaglia delle nostre paure, impegnati nella lotta per conservarci in eterno. Battaglia futile ed angosciosa che ovviamente non vinceremo.
La pratica quotidiana si rivela il luogo in cui i miei desideri di immortalità privata, di lustro personale e di controllo sull'universo si scontrano con ciò che è. Una buona pratica ci rende consapevoli dei nostri sogni, e non lascia inavvertito nulla di quanto accade nella sfera fisica e mentale. La pratica ci trasforma in canali sempre più aperti al passaggio dell'energia universale e la morte perde la sua forza.
Il primo grande ostacolo che opponiamo a questa trasformazione è la mancanza di consapevolezza delle resistenze che opponiamo alla pratica. Il secondo ostacolo è dato dalla mancanza di sincerità sul nostro stato d'animo momento per momento, dobbiamo sempre essere consapevoli di tutto ciò che succede dentro di noi. Il terzo ostacolo è non comprendere la vastità del compito in cui ci siamo imbarcati. Non è un compito impossibile ma è infinito.
Una pratica intelligente lavora prevalentemente su una cosa: la paura fondamentale dell'esistenza, la paura di non essere. Noi siamo l'impermanenza espressa in forma umana in rapido cambiamento, che però appare come stabile.
Quando le barriere personali cadranno semplicemente vivremo e morendo semplicemente moriremo. Nessun problema.
Namasté

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