Come Gesù, anche gli antichi maestri taoisti osservavano che per percorrere la Via dell'illuminazione, bisognava avviarsi con il "cuore di cielo puro", proprio come quello di un bambino.
Un bimbo si meraviglia dell'esistenza delle cose e prova stupore davanti ad ogni tramonto. Egli è capace di "prestazioni" che un adulto non saprebbe effettuare: per esempio saprebbe piangere per un giorno intero senza diventare rauco. Questo perchè non ha ancora smarrito la spontaneità ed è assai vicino all'origine dell'universo, il Tao inafferrabile, ineffabile, inaccessibile agli intellettuali.
Da qui il monito dei maestri a recuperare mentalmente la condizione della fanciullezza, in cui non si è condizionati da ideali culturali e dalla frenetica ricerca del successo.
Giocando il bambino manipola il mondo, eppure non lo ferisce, non altera l'equilibrio delle cose, anzi lo lascia così com'è.
Il lattante che sorride per un nonnulla, lo sciocco che vaga nel mondo senza una meta, il contandino che contempla l'avvicendarsi delle stagioni senza porsi domande. Sono queste le "persone zen": quelle in stretto contatto con la naturalezza, sempre se stessi, le loro menti sono come tazze svuotate... vi si può versare qualsiasi liquido senza rischiare che trabocchi.
Namastè
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