Benvenuto!

La Scuola di Yoga “Sùrya” nasce nel novembre del 2003 per iniziativa del suo fondatore Ottaviano Fuoco, studioso di cultura indiana ed insegnante di Yoga, come Associazione Sportivo Culturale US ACLI, riconosciuta dal CONI.
La scuola è un centro dove è possibile praticare lo HathaYoga e non solo, possiede una biblioteca ed una Sala da thè. Organizza seminari di Shodo e di Nada Yoga, incontri di studio, concerti, conferenze, approfondimenti sulle discipline orientali.

venerdì 27 maggio 2011

Sui Maestri

...amava la precisione in qualsiasi lavoro facesse: si trattasse di cucinare o di spaccare la legna, cantare inni vedici o suonare la vina. Rispetto alla precisione non tollerava compromessi o negligenze, altrettanto pretendeva da noi allievi. I suoi umori ed i suoi modi erano molto rudi e difficili da comprendere, e spesso imprevedibili, perciò eravamo sempre all'erta quando era presente... (B.K.S. Iyengar descrive il suo Guru, Sri Krishnamacharya).
...gli insegnamenti del maestro venivano esposti in un linguaggio tutto suo, usava un linguaggio di un vigore e di una crudezza estrema, tanto da aver creato non poche difficoltà per la sua interpretazione. Il tutto era reso ancora più difficile dal carattere aspro del maestro, senza alcun sviluppo discorsivo, era un pensiero rivolto contro il discorsivo che bisognava decifrare ed intuire istante dopo istante. Nemico dichiarato di tutti i verbalismi, ricorreva sovente al grido, ai gesti, ai colpi di bastone, discendendo bruscamente dalla sedia e uscendo dalla sala con la rapidità del vento! (descrizione del maestro Zen Lin-Chi, 850a.C. circa).
...i due monaci servitori dovevano nel tempo, sviluppare in modo particolare i propri sensi ed essere attenti a qualunque minimo accenno del maestro, il quale non diceva mai chiaramente e direttamente cosa si aspettava da noi discepoli. Per cui capitava che all'improvviso decidesse di fare le calligrafie e noi dovevamo essere già pronti con l'inchiostro in misura abbondante. L'inchiostro che usava il maestro non era quello già pronto, che si compra nelle bottigliette, ma doveva essere preparato strofinando per ore dei blocchetti di inchiostro solido in una vaschetta d'ardesia con acqua, e la densità doveva essere giusta, sennò il maestro ci avrebba "chiesto" che tipi di monaci zen eravamo...( il maestro Engaku Taino descive il suo Roshi Yamada Mumon).
...Coloro che nell'antichità erano buono Maestri erano elusivi, sottili, profondi e penetranti. Tanto profondi che non possiamo capirli, possiamo solo sforzarci di descrivere il loro portamento. (dal Tao-Teh-Ching, Lao-Tsu).
Namastè

1 commento:

Anonimo ha detto...

...la grande difficolta' con cui ci si scontra quotidianamente è quando si crea l'Attaccamento al Maestro...questo in realtà è paradossale in quanto si crea attaccamento verso ciò che invece favorisce la liberazione da ogni attaccamento...si è solo dei seguaci, e finchè si seguirà gli altri non si potrà mai essere autenticamente se stessi...
Praticare anche se non c'è il Maestro per un giorno vuol dire essere allievi autentici!
Francesca A.